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Esistenze cancellate, famiglie distrutte, torture, violenze psicologiche, morte. Erano questi i campi di concentramento che i nazisti usavano per annientare ogni persona che loro ritenevano poter essere nemica o diversa. Per razza, per orientamento sessuale o religioso, per problemi fisici o psichici.

Tra milioni di persone sterminate nei campi di concentramento c’erano anche cittadini venariesi, che da quei campi non sono più tornati. E con le pietre d’inciampo, già collocate grazie al lavoro della Gesin, ora saranno ricordati per sempre da Venaria.

I “sanpietrini della memoria” sono stati collocati, come di regola nel luogo dove hanno vissuto prima della deportazione e riportano il nome e la data della loro prigionia. In piazza Annunziata 6,  abitava Camillo Girelli, nato nel 1908, arrestato il 15 ottobre 1943, deportato a Buchenwald il 28 marzo 1944, dive fu assassinato. In via Lamarmora 5, davanti all’abitazione di Antonio Giliberti, nato nel 1917, arrestato il 19 ottobre 1943, deportato il 20 marzo 1944 a Mauthausen, dove fu assassinato; in via Pavesio 27, presso l’abitazione di Oscar Belluco, nato nel 1904, arrestato il 15 settembre 1944 e deportato a Mauthausen il 19 dicembre 1944 dove fu assassinato; viale Buridani 26, dove vi era la casa di Leonardo Beccaro, arrestato il 7 luglio 1944 a Buchenwald, deportato il 13 febbraio 1945 e assassinato.

E in occasione del Giorno della Memoria, oggi, giovedì 27 gennaio, è stata collocata in via Rolle 14, la quinta pietra d’inciampo a ricordo di Mario Macri, nato nel 1917, arrestato il 19 ottobre 1943, deportato a Dachau e ucciso l’11 maggio 1944.

Una commemorazione che è stata anticipata dallo svelamento di una targa davanti al municipio della Reale per ricordare anche i 290 soldati venariesi rastrellati e deportati a Mathausen. Nomi trovati durante il lungo lavoro certosino di ricerche compiute da Annibale Pitta, Teresa Moriondo e Riccardo Ritiri, componenti dell’Anpi cittadina.

La cerimonia si è svolta in piazza Martiri della Libertà, alla presenza del sindaco Fabio Giulivi, del presidente del consiglio comunale Giuseppe Ferrauto, dei vertici dell’Anpi, con in testa il presidente Carlo Iandolino, dal vicesindaco Cerrini, dagli assessori Federico, Santolin, Di Bella e Tinozzi e i consiglieri De Candia, Galifi e Baffigo. 

Con loro anche Paola Caramassi, figlia di Renato Caramassi, deportato, e la signora Giuliana Macri, figlia di Mario Macri. 

Le iniziative organizzate per il Giorno della Memoria proseguiranno nel pomeriggio con il passaggio di consegne "Guardie della Memoria" dagli alunni di quinta agli alunni di prima elementare e con le letture e interventi istituzionali e letture a cura degli alunni delle Scuole elementari "Di Vittorio" e “Romero”, presso la Scuola media “Michele Lessona” succursale

Il Giorno della memoria è stato organizzato dalla città di Venaria Reale, con il Comitato della memoria e la Presidenza del consiglio Comunale in collaborazione con:  l’ Anpi - Sezione di Venaria Reale "Martiri della libertà". Associazione Turistica Pro Loco Altessano - Venaria Reale, Associazione 296 Model Venaria, Fondazione Via Maestra, Gesin - Gestione Servizi Infrastrutturali, Istituto comprensivi 1 e 2.

"Momenti di riflessione, di approfondimento, di studio per tenere sempre vivo il ricordo della tragedia che ha travolto l'esistenza umana. Soprattutto per la mia generazione, che non ha vissuto direttamente quell’inferno portato in terra, vige ancora di più il dovere morale di farsi staffetta della memoria, prendendo il testimone lasciato dai nostri nonni, dai nostri padri per custodirlo e farlo conoscere al fine poi di passarlo ai nostri figli. Non dobbiamo mai abbassare la guardia rispetto a quei rigurgiti d’odio perché ancora oggi la cronaca ci racconta purtroppo di episodi di intolleranza e violenza inaccettabili ed immorali. Pochi giorni fa, nel livornese, un dodicenne è stato aggredito da due ragazze poco più grandi di lui, che oltre ad averlo preso a schiaffi gli hanno sputato addosso urlandogli <<Sei un ebreo, devi morire nel forno>>. Come sei quei 6 milioni di ebrei morti per davvero all’interno dei forni crematori non fossero stati sufficienti a farci sprofondare nell’oblio dell’umanità. Ed ogni storia di violenza che leggiamo riapre la ferita della memoria riportandoci a quel passato che vorremmo appunto ricordare come tale e mai più attualizzare. Da due anni parliamo di pandemia, di virus, di vaccini e di anticorpi.

Ecco, proprio i giovani devono essere gli anticorpi della nostra comunità contro la pandemia dell’odio e della violenza.

Il virus dell'intolleranza miete vittime ancora oggi nelle nostre città e allora giornate come questa servono a ribadire l’importanza dei richiami della memoria.

La senatrice a vita Liliana Segre ha affermato che “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”

Usiamola questa coscienza e facciamo sì che sia la nostra bussola quotidiana nel ricercare una società migliore.

Ognuno con il proprio ruolo, ognuno con la propria forza, ognuno con le proprie parole, ognuno con i propri gesti quotidiani, ognuno di noi può, anzi deve, rappresentare quella coscienza collettiva capace di vigilare affinché i drammi del passato non tornino più ed il ricordo di quelle pagine sia sempre vivo.

Ogni giorno un pò di più", conclude Giulivi.

Silvia Iannuzzi