E’ stata archiviata, dalla Procura di Ivrea, la maxi inchiesta della polizia municipale di Venaria e che riguardava la società Gesin, che all’epoca dei fatti si occupava della gestione dei parcheggi in città.

Una inchiesta mirata a capire i comportamenti di una decina di dipendenti e collaboratori e, soprattutto, quelli di Antonio Tinozzi, all’epoca presidente di Gesin, che per la municipale era sospettato di aver contabilizzato fatture per interventi fasulli da parte di Vera Servizi, che in quegli anni era la società partecipata che si occupava della manutenzioni.

Per gli investigatori, Tinozzi aveva addirittura dato vita ad una associazione a delinquere finalizzata a “minacce e corruzione dei fornitori di Gesin”, “falsi in bilancio” e “false fatturazioni”.

Ma il giudice del Tribunale di Ivrea, Ombretta Vanini, ne ha disposto l’archiviazione. E, soprattutto, il pm Giuseppe Drammis ha disposto l’archiviazione per lo stesso Tinozzi: il legale dell’ex presidente di Gesin, Erica Gilardino, ha già fatto sapere di voler presentare una contro querela per danni morali, materiali e d’immagine.

L’inchiesta era partita nel 2014, dopo la segnalazione di due dipendenti della Gesin. Dopo quasi sei anni di indagini, però, ecco l’archiviazione. 

Il quadro probatorio è stato definito dal pm “malfermo” ed è ulteriormente naufragato da altri dettagli emersi durante l’indagine e durante gli interrogatori. A partire dal fatto che il vice comandante della municipale, Mario Pace, avrebbe ammesso di intrattenere una relazione con una dipendente di Gesin. Quella stessa dipendente che era finita, in precedenza, in un’altra storia dove era implicato Tinozzi (condannato in sede civile per i complimenti ripetuti alla dipendente, ndr). Mentre Luca Vivalda, comandante della municipale, già all’epoca aveva una relazione con l’ex assessore Fosca Gennari. 

Per il pm, alla luce di questi fatti, il quadro probatorio è addirittura diventato “allarmante”, dato che i vertici della municipale stavano indagando su quelli che lo stesso Drammis ha definito “avversari” della Gennari alle amministrative del 2015: come lo stesso Tinozzi piuttosto che Salvino Ippolito.

Infatti, la municipale aveva persino chiesto di intercettare Ippolito, all’epoca candidato sindaco per il Pd: ma l’autorizzazione non venne concessa.

Così come non vennero autorizzati dalla Procura gli arresti per una decina di persone implicate in questa vicenda. 

“Mi sento perseguitato. Per me è stata falsata la campagna elettorale. Ora contro querelerò e chiederò i danni d’immagine, morali e materiali. A tutti, nessuno escluso”, commenta Ippolito.

(In foto la ex sede di Gesin)