Passare dalla disperazione di aver appena saputo che un tuo famigliare è appena morto in un letto d’ospedale alla gioia, mista a molta rabbia, dell’apprendere che non era vero. Che quella persona era, per fortuna, viva.

No, non è la trama di un film di prossima uscita bensì quello che è realmente accaduto il 10 settembre scorso all’ospedale di Rivoli.

Un caso di malasanità a tutti gli effetti che ha visto protagonista - e ne avrebbe di certo fatto a meno - una donna di 78 anni, di Giaveno, ricoverata per alcuni problemi di natura polmonare: è sofferente di una patologia cronica che la costringe a vivere con la bombola dell’ossigeno e l’aveva portata ad un primo ricovero il 7 settembre, alle dimissioni l’8 settembre e a un nuovo ricovero il 9 settembre, sempre per problemi respiratori.

Giovedì 10, all’improvviso, la figlia riceve la telefonata dell’ospedale che le annuncia come la madre fosse morta: “Signora, purtroppo sua madre ha avuto un arresto cardiaco ed è deceduta. Dovrebbe venire in ospedale”, questo, all’incirca, il contenuto di quella telefonata. 

Le lacrime e lo sconforto iniziale fanno spazio alla lucidità che serve per chiamare l’agenzia funebre e concordare un appuntamento direttamente in ospedale, in obitorio, per la vestizione della salma e tutte le procedure burocratiche del caso, funerale compreso.

Ma passano una quarantina di minuti e la donna riceve una seconda telefonata. Sempre dall’ospedale. Una telefonata dal tono diverso: “Siamo mortificati, abbiamo commesso un errore. Ad essere morta è la vicina di letto”.

Ora la donna si trova in una struttura, dove sta proseguendo le cure. Ma quella famiglia continua ad essere furibonda con l’ospedale, tant’è che non è detto che sporga denuncia nelle prossime settimane. 

L’Asl To3, nel frattempo, prova a fare chiarezza su quanto avvenuto: “Come Azienda sanitaria porgiamo e rinnoviamo le scuse alla famiglia per quanto avvenuto lo scorso 10 settembre. Scuse già poste telefonicamente, il giorno dell’accaduto, da parte del personale dell’ospedale. Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che si è trattato di un errore materiale, di cui il medico in servizio si è immediatamente assunto la responsabilità: appena accortosi dello sbaglio, il professionista ha provveduto a contattare subito i familiari per rassicurarli sulle condizioni della paziente, esprimendo il più sincero rincrescimento per quanto avvenuto”.