Saranno i carabinieri della compagnia di Rivoli, e di riflesso la magistratura, a dover fare luce sulla sparizione di cadaveri all’interno del cimitero di Rivoli, in corso Francia.
Per il momento sono tre gli esposti fatti da altrettanti cittadini in merito alle ultime operazioni di estumulazione avvenute nel corso delle ultime settimane.
Il primo caso è quello di una di una donna residente in città e che ha denunciato come in occasione del recupero della bara di sua madre, morta nel lontano 1989 a soli 49 anni, abbia scoperto come sotto terra, sotto quel cumulo di terra e ghiaia con sopra una lapide con sopra scritti i dati anagrafici della defunta, non ci fosse nulla: né la bara, né corpo o ossa.
E dal giorno dopo, ovvero dal 12 giugno, tutte le ricerche hanno dato esito negativo.
Il secondo, invece, è quello relativo ad un uomo di 91 anni, morto nel 2004, il cui corpo non è stato trovato durante le operazioni svolte dall’attuale ditta che gestisce il cimitero, la cooperativa Agridea, che ha svolto tutto l’iter con perizia, come testimoniato dagli stessi parenti dei defunti a oggi introvabili. Anche in questo caso, pure la seconda ricerca ha dato esito negativo, gettando nell’ulteriore sconforto i parenti.
E poi c’è il caso di un’altra famiglia di Rivoli che, durante le stesse operazioni, ha messo in dubbio come quelli recuperati fossero i resti del loro congiunto. Questo perché è stato trovato con delle scarpe con i lacci ai piedi e non con quel paio di mocassini che, a detta degli stessi parenti, era stato messo all’uomo durante le operazioni di vestizione della salma da parte dei necrofori.
Tutti gli esposti ora sono vagliati dai carabinieri ma anche dalla magistratura, che dall’autunno 2018 ha aperto una indagine relativa ai cimiteri di Rivoli, Grugliasco e Villarbasse e che vuole fare luce sui casi di cadaveri spostati o spariti prima ancora che avvenissero le operazioni ufficiali di esumazione. Operazioni che avvengono alla presenza del personale della ditta che ha in appalto il cimitero, dell’impresa funebre e dei parenti.
Una situazione scoperta quasi per caso e solo perché, come nel caso della donna morta nel 1989, la mineralizzazione non si era completata dopo i primi 15 anni di sepoltura, come invece avviene nella maggior parte dei casi. E nel 2004 si era così deciso di concedere altri quindici anni, mentre in casi analoghi - ma dipende da Comune a Comune - una volta estumulato il cadavere non ancora mineralizzato, lo stesso viene posto in un feretro di cellulosa e portato al tempio per la cremazione. Con i costi di trasporto, nuova cassa e cremazione che sono a carico della famiglia o dei parenti del defunto.
L’indagine della procura di Torino al momento vede indagate una trentina di persone.
<Una situazione incresciosa che lascia molto dispiacere - commenta l'assessore alle politiche cimiteriali di Rivoli, Andrea Filattiera - Ho telefonato ai famigliari per ascoltare la loro rabbia, le loro perplessità e per esprimere la mia personale, e quella del Comune, solidarietà. Ora lasciamo che gli inquirenti e la magistratura facciano le indagini del caso. Noi siamo a disposizione per chiarimenti di carattere tecnico, anche se è palese come le responsabilità non possano essere nostre>.