A Collegno ci sarà una nuova «Agrati». Sì, perchè nonostante il dramma del 2014, nella Città della Certosa entro il 2025 si consumerà un dramma addirittura superiore.
Perchè se alla Agrati erano 82 i dipendenti licenziati, entro due anni saranno ben 300 coloro che dovranno dire addio alla azienda di corso Fratelli Cervi, specializzata nella produzione di connettori per elettrodomestici.
Oggi, martedì 21 novembre 2023, l'azienda all'Unione Industriale di Torino ha confermato quella voce, con la chiusura della Teci e della Tecid.
"La decisione di chiudere il sito è frutto di un’attenta analisi delle attività aziendali, da cui è emersa la necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive della divisione elettrodomestici, razionalizzando i processi produttivi e logistici e ottimizzando al contempo gli stabilimenti per restare competitivi nel mercato globale e reattivi ai cambiamenti nella domanda dei clienti. L’azienda si impegna a lavorare con i sindacati per identificare le migliori soluzioni per i dipendenti coinvolti in questo processo e ha avviato una consultazione formale con i rappresentanti dei lavoratori, in linea con la normativa e i regolamenti applicabili. L’azienda continuerà a essere presente in Italia con le sedi di San Salvo, Assago, Frascati e con un sito ridimensionato a Collegno", spiega l'azienda.
Fim e Fiom non accettano questa tesi: "Altro che ridimensionamento. Qui sarà un ufficio o un magazzino e poco più. La produzione verrà spostata fra Cina e Stati Uniti", denunciano Marco Barbieri (Fim Cisl Torino) e Giorgia Perrone (Fiom Cgil Torino).
"La situazione è a dir poco paradossale e inaccettabile perchè l'azienda non è in crisi economica e non ha in alcun modo cercato il dialogo e provato a cercare soluzioni alternative alla chiusura. Come il mantenimento della produzione, dell’occupazione e degli investimenti. E l'azienda, invece di chiedere gli ammortizzatori sociali ora, come la cassa integrazione, la vorrebbe utilizzare post chiusura. Siamo al paradosso".
Per questo motivo, domani, mercoledì 22 novembre 2023, sono state proclamate otto ore di sciopero con presidio per tutti i turni e si terrà un'assemblea sindacale davanti ai cancelli. In attesa dei tavoli con Regione e Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Solidarietà è stata espressa anche dal vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi, che ha già annunciato una interrogazione urgente.