Poco prima della fine del funerale di Vincenzo Barrea, il sindaco Claudio Gambino ha preso la parola per un suo ricordo personale, che di seguito riportiamo:
“Caro Vincenzo. Bello scherzo che mi hai fatto. Qui oggi, all’ultimo dell’anno, davanti a questa marea di persone, per darti l’ultimo saluto. Tutti sanno che amavi gli scherzi, ma così mi sembra davvero troppo.
Ho messo quella che chiamavi la cravatta da battaglia: ho provato a fare il nodo come mi hai insegnato tu tanti e tanti anni fa, ma di sicuro non è venuto bene, con la fossetta al centro come volevi tu.
Siamo in tutti qui oggi raccolti per darti l’ultimo saluto. Un’intera città. Una comunità che si stringe attorno alla tua Barbara, una donna splendida che ti ha donato felicità e serenità. A Maria Concetta, sorella che negli ultimi dieci anni è stata anche un pò mamma. A papà Franco, un grand’uomo, a cui la vita ha riservato tante, forse troppe sofferenze. Al tuo cognato e amico Eugenio e ai tuoi adorati nipoti, per i quali rimarrai per sempre lo zio Pimpi.
Siamo qui in questa chiesa che 10 anni fa hai inaugurato da Sindaco insieme al Vescovo, a don Osvaldo e a don Beppe. Questa chiesa ci parla di te. Come tanti altri edifici di Borgaro, E ci raccontano della storia di un grande amore. L’amore di un Sindaco per la sua Città e l’amore di una Città per il suo Sindaco.
Quanti giri in macchina ci siam fatti per le strade di Borgaro. Per vedere se i lampioni fossero a posto. Se l’erba fosse tagliata, i tombini a posto o qualche buca da rimettere in sesto. Una roba da pazzi come hai sempre ripetuto tu. ‘Ma solo chi amministra può davvero capire’, dicevi spesso. Per tanti anni hai amministrato prendendoti cura della nostra Borgaro. Prima da assessore, da giovane ingegnere neo laureato. Poi per dieci anni da sindaco. E poi, fino a pochi giorni fa, da consigliere comunale.
In questi anni hai insegnato tanto. Dando l’esempio: sei stato un amministratore appassionato, capace e competente. Ci hai insegnato che amministrare significa prendersi cura, prendersi cura della città, delle persone e dei problemi. E oggi siamo in tanti a doverti dire grazie per questo insegnamento e per il lavoro che hai svolto. Oggi qui con noi ci sono tanti ragazzi e ragazze. Alcuni non più giovani, ma che si sono avvicinati alla politica grazie a te. E ora sono classe dirigente di questa Città. Mancherà a loro, e mancherà a me, la tua figura. Eri un punto di riferimento e, allo stesso tempo, di confronto. Tu un giorno mi dissi: ‘Quando fai il sindaco, sei un uomo solo’. E io oggi mi sento ancora più solo senza di te. Oggi, che sei tornato accanto a tua mamma, lasci un vuoto grande in tutti noi. Ognuno di noi ti deve qualcosa. La cosa migliore che possiamo fare, per onorare la tua memoria, è quella di impegnarsi ancora di più per questa Città. Con ancora più impegno e passione.
E che dire della ‘tua’ Unione Net e la Città Metropolitana? Aldo Corgiat, tuo grande amico, ti ha definito ‘un politico local che pensava su area vasta’. Niente male per uno nato a Romagna Mia e che è diventato adulto assieme alla sua Borgaro. Hai dimostrato di avere visione politica e una preparazione che andavano davvero oltre confine.
Oggi era pieno di autorità, di sindaci, di gonfaloni, di labari di associazioni. E di tante persone comuni. Un segno tangibile di stima e affetto verso di te. Un riconoscimento per te, Vincenzo, il ragazzo che aveva origini della Basilicata. Un ragazzo semplice, che è sempre andato fiero delle sue origini.
Quante battaglie insieme. Quante ne abbiamo vinte. L’ultima per difendere le tua onorabilità. Ha dovuto difenderti dall’infamante accusa di peculato. Noi sapevamo, in cuor nostro, che si trattava di un attacco immotivato e che si sarebbe risolto, come è accaduto, con l’archiviazione. Ma quanto hai dovuto soffrire! Ma ne sei uscito a testa alta. Come sempre.
E come non ricordare l’amore per la tua Juve. Come si può dimenticare la trasferta di Manchester per vedere la finale Milan-Juve, persa per il rigore di Montero. Ci siamo fatti 24 ore di macchina per la nostra Juve. E siamo usciti con le lacrime agli occhi, facendo il viaggio di ritorno in silenzio. Qualche settimana fa ci eravamo ripromessi di andare alla finale, perché per noi era l’anno buono per andarci e vincerla. Non so se sarà davvero l’anno buono, ma di certo non ci potremo andare assieme.
La tua fede bianconera era conosciuta dai tanti amici granata che durante l’anno non smettevi di torturare. Specie dopo le vittorie nei derby, dove mandavi messaggi di presa in giro e loro rispondevano con i messaggi di recriminazioni su arbitri e rigori non dati.
Infine, caro amico mio, voglio ricordarti per la tua grande umanità. All’apparenza eri rude ma poi ti scioglievi e diventavi affettuoso. Avevi un animo buono. E hai spesso e volentieri aiutato le persone in difficoltà, senza renderlo pubblico.
‘Le vere soddisfazioni da Sindaco sono quando si riesce a risolvere un problema ad un tuo concittadino’. Ti prometto che cercheremo di non piangere per la tua assenza. Ma tu da lassù continua a proteggerci e a proteggere la tua Borgaro”.
Claudio Gambino