In collaborazione con Adnkronos. La cultura della prevenzione ha bisogno di strumenti efficaci e agili da attivare per migliorarne l’efficacia. Così a Torino è stata sperimentata una procedura che ha coinvolto più realtà, ottenendo risultati eclatanti e che potrebbero fare scuola. La sede regionale della Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia), insieme alla Scuola piemontese di medicina generale, all’Asl Città di Torino e ai dipartimenti di prevenzione ha infatti sperimentato tra gennaio e agosto scorsi un modello di rete che ha permesso di triplicare in percentuale le vaccinazioni contro l’herpes zoster, in soggetti compresi nelle coorti tra il 1952 e il 1958. 

Destinatari elettivi, quindi, per età del Piano nazionale di prevenzione vaccinale, che però ancora poco sanno e poco si rivolgono ai centri preposti per avere informazioni o a beneficiare della vaccinazione.

I dati sono stati presentati e discussi il 19 settembre durante il convegno I risultati di un progetto di Medicina d’iniziativa per la vaccinazione contro herpes zoster in Regione Piemonte; i protagonisti del territorio nelle vaccinazioni dell’adulto’. Ben 117 i medici di medicina generale coinvolti volontariamente in un percorso sinergico, che ha incluso dei servizi fondamentali per l’ottenimento di risultati così positivi. “La Scuola di formazione di medicina generale ha fornito dei servizi pratici, come ad esempio un call center per agevolare le pratiche burocraticheha dichiarato Paolo Morato referente Area vaccini di Fimmg Piemonte e referente scientifico del progetto -. In casi di sedute numerose, inoltre, i medici hanno beneficiato del supporto di un infermiere e di colleghi tutor, formati in vaccinazione, così da avere rapidamente risposte specifiche ai loro quesiti”.

Il Fuoco di Sant’Antonio è una patologia nota, molto diffusa e in crescita con l’aumentare dell’età, capace di lasciare esiti importanti nelle persone affette, tra cui dolore cronico insopportabile, di difficile trattamento e cura.

“Nel tempo si riattiva il virus della varicella per il fatto che il nostro sistema immunitario invecchia”, ha affermato Lorenza Ferrara, dirigente presso il Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (SeREMI) dell’Asl di Alessandria.

“Oggi lo si può prevenire con ottimi risultati con la vaccinazione, che resta il metodo principale per prevenire questa infezione, ed è importante non solo per chi ha superato i 65 anni, ma anche per chi soffre di diabete, bpco, asma, patologie cardiovascolari, è immunosoppresso o ha avuto forme di herpes gravi e con continue recidive”. La consapevolezza di poterlo combattere però non è così diffusa: e allora la sperimentazione torinese offre un esempio efficace di quanto il medico di famiglia giochi un ruolo chiave nella protezione dei propri pazienti.

L’esempio torinese offre perciò un modus operandi innovativo, apprezzato anche dalla direzione generale dell’Asl Città di Torino, che ha contribuito mettendo a disposizione due hub vaccinali, al Lingotto e al San Giovanni Bosco. Stefano Taraglio, direttore sanitario dell’AslTO. “Abbiamo cercato di potenziare l’offerta vaccinale attraverso il coinvolgimento delle nostre strutture pubbliche anche con i servizi di igiene di sanità pubblica – ha evidenziato Stefano Taraglio, direttore sanitario dell’AslTO - Il coinvolgimento dei medici di medicina generale ha dato un significativo incremento del numero di vaccinazioni, perché i pazienti vengono direttamente visti e segnalati dal proprio medico, il quale può procedere o a vaccinare in proprio, oppure ricorrendo alle strutture vaccinali per i casi di maggior complessità”.

Sempre Taraglio ha dichiarato che “la chiamata attiva, con invio di una lettera al cittadino al proprio domicilio, ha dato una risposta positiva con un’adesione intorno al 20%. Ma il vero e proprio boom, in così pochi mesi, si è avuto proprio grazie al coinvolgimento dei medici di famiglia. L’obiettivo indicato dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale resta ancora da raggiungere, però abbiamo ottenuto un valore che rispetto a due anni fa è cresciuto di 7-8 volte – ha concluso il direttore sanitario di AslTo -. Quindi occorre proseguire con queste sinergie tra cure primarie e strutture pubbliche”.