"Sono diventato papà a gennaio e a sette mesi dalla nascita di mia figlia, sto per perdere il lavoro. Me lo hanno comunicato in azienda, a tre mesi dalla scadenza del contratto aziendale. Ma non si può vivere così, senza una certezza. Aspettavo il contratto indeterminato o almeno il rinnovo, ma non ci sarà". 

È la voce di Andrea Bracchi, venariese, classe 90, diplomato al Russell, un istituto tecnico commerciale di Torino. 

Uno dei tanti giovani che si trovano ad affrontare il mondo del lavoro ormai sempre più precario. Tra tirocini e contratti che non arrivano.  

"È proprio questo il punto. Non sono mai stato un ragazzo rimasto seduto sul divano h24 in attesa di una chiamata piovuta dal cielo. Ho sempre cercato lavoro. Da quando ho concluso la maturità, con il settanta. Ho imparato l'inglese a Londra, per sei mesi, prendendo anche il livello B2 in una scuola cittadina. Poi, una volta tornato, ho fatto il rappresentante, casa per casa. Ho passato giornate intere al Centro per l'Impiego di Venaria. Per due volte ho fatto un tirocinio di sei mesi. La prima come magazziniere per una catena di elettrodomestici, a Rivalta. E venivo sottopagato, rispetto a quello che realmente facevo ogni giorno. 

La seconda come panettiere per una catena commerciale. Ma qui, per riduzione di personale, il tirocinio è stato interrotto bruscamente e non ho potuto proseguire. Durante questi anni, ho lavorato anche nell'azienda di famiglia come informatico e impiegato, ma non c'era la possibilità di assumermi. Il problema fondamentale dei tirocini? Non hai nessuna prospettiva di futuro, nessun contributo versato nonostante le tante ore di lavoro e non hai un minimo di garanzia per il post esperienza”.

Andrea ora abita a Collegno con la sua compagna e la loro bimba, in un bilocale. Ha lavorato in un azienda per un anno e mezzo con un contratto a tempo determinato come impiegato e, che non sarà più rinnovato: "Continuerò a cercare lavoro, come sempre. Non si può vivere così a 30 anni. In questi undici anni di lavoro, tra stage e tirocini, non ho maturato nessun contributo. E dopo aver finalmente ottenuto un contratto, anche se a tempo determinato, dovrò cambiare di nuovo. Ma non vorrei più ritrovarmi in una situazione già affrontate in anni precedenti”. 

Ma ci sarebbe il reddito di cittadinanza, potrebbe dire qualcuno. “Non rientro nei parametri, perché la mia compagna lavora con contratto a tempo indeterminato. E siamo proprietari di un piccolo appartamento. E questo non mi permette di ottenerlo. Tornare a Venaria? E come si fa? Le case costano troppo…”, conclude Andrea.

Silvia Iannuzzi