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Venaria ha commemorato il “Giorno del Ricordo” nel pomeriggio di mercoledì 10 febbraio nel giardino dedicato alle “Vittime delle Foibe”, nel quartiere Salvo d’Acquisto.

Un pomeriggio dedicato al ricordo delle vittime delle Foibe e dell'esodo istriano-giuliano-dalmata. 

Il sindaco Fabio Giulivi e il presidente del consiglio Giuseppe Ferrauto hanno deposto una corona d'alloro al monumento, accompagnati dal gonfalone della Città e dai rappresentati dell’Associazione nazionale Carabinieri, Alpini, Associazione nazionale marinai, Bersaglieri e Pro Loco Altessano-Venaria. Con loro anche un rappresentante del corpo musicale Giuseppe Verdi.

"Un ricordo per lungo tempo celato che ha riguardato un esodo di circa 350mila profughi e l'uccisione di migliaia di persone.La storia ha il compito difficile, ma necessario, di ricostruire fatti e avvenimenti in modo chiaro e senza indulgenze per nessuno, in modo obiettivo e senza omissioni. Una verità per troppo tempo nascosta, taciuta; colpevolmente dimenticata dalle Istituzioni, dagli storici e dagli organi di informazione; condannata all’oblio da un inaccettabile negazionismo antistorico, anti-italiano, oserei dire anti-umano.Chiediamo ci sia la restituzione corretta della ricostruzione storica che è doverosa. Chiediamo che le vittime delle foibe siano un monito autentico perché le persecuzioni e gli esodi siano considerati un dramma. A fronte di tutto questo non chiediamo che su questi temi il confronto sia fazioso o strumentalizzato politicamente. L’ex Presidente della Repubblica Napolitano, nel 2007 affermò che “Non dobbiamo tacere assumendoci la responsabilità di aver negato o teso ad ignorare il dramma del popolo giuliano-dalmata. È stata una tragedia rimossa a lungo”. E ancora parlò di “una prima ondata di cieca violenza. Nell’autunno del 1943, si intrecciarono “giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento” della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse. Da rappresentanti delle Istituzioni, garanti di tutti, siamo impegnati a guardare ai fatti storici con obiettività e valore morale, siamo impegnati a collaborare per far sì che ciò che di terribile è avvenuto, non avvenga più. Ricordiamo allora le vittime delle foibe, con il monito che queste persecuzioni non si ripetano, che la nostra democrazia e la nostra libertà, conquistate a caro prezzo, siano a baluardo di qualsiasi repressione e di qualsiasi cecità politica.Ricordare il dramma delle foibe e dei profughi può aiutarci a dare una linea comune: quella della tolleranza e del riconoscimento del valore della diversità, del rispetto dell’altro, contro ogni forma di razzismo, per una convivenza pacifica.Non si va avanti senza ricordare ma non si va avanti nemmeno guardando solo al passato. Chiediamo quindi a tutti di guardare al futuro e non solo al passato, evitando soprattutto di strumentalizzare questo passato, e i suoi morti, ai fini della lotta politica," afferma Giulivi che  lascia un messaggio ai più giovani che oggi non erano presenti, per le norme anti contagio: "Ai più giovani va l’invito di studiare e approfondire, quindi, comprendere, ricordare, divulgare, tramandare ogni cosa, ogni pagina della nostra storia; anche quelle più dolorose e sciagurate”.

"Il 10 febbraio 2004 si istituiva il Giorno del Ricordo, in cui si ricordano le vittime istriane, giuliane e dalmati. La ricorrenza civile voluta per non dimenticare una pagina buia della nostra storia, troppo a lungo ignorata. Per tre motivi venne taciuta: per le vicende internazionali con la rottura tra Tito e Stalin, che spinse le truppe occidentali a stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia in funzione antisovietica, una seconda causa politica dal momento che il partito comunista italiano non aveva alcun interesse a evidenziare le proprie contraddizioni riguardo la vicenda  e infine il silenzio dello stato italiano che non voleva più prendere le questioni legate alla sconfitta della seconda guerra mondiale, considerato che alla fine degli anni '60 i rapporti tra Jugoslavia e Italia si erano normalizzati. In Italia, hanno parlato poco di foibe. Oggi si ricordano le vittime uccise in massa da Tito l'8 settembre del 43, ma gli attacchi si fecero via via sempre più violenti: nella primavera del 1945, l’esercito jugoslavo marciò verso i territori giuliani. Gli uomini di Tito, lungi dal voler aiutare l’Italia ed interessati solo a riappropriarsi delle zone che gli erano state sottratte alla fine della Prima Guerra mondiale, occupò invece Trieste e l’Istria, obbligando gli italiani che abitavano quelle zone ad abbandonare la propria terra. Accadde così un vero e proprio esodo”, ricorda Ferrauto. 

Alla commemorazione, erano presenti il vice sindaco Gianpaolo Cerrini, gli assessori Giuseppe Di Bella, Marco Scavone, Marta Santolin e Luigi Tinozzi. Con loro anche il consigliere regionale Andrea Cerutti, che ha portato i saluti del Consiglio regionale Piemonte.

"Abbiamo tutti il dovere di ricordare le vittime e le terribili sofferenze, che gli italiani d'Istria,Dalmazia e Venezia- Giulia furono costretti a subire sotto l'occupazione dei comunisti jugoslavi, per contribuire a ridare dignità a una comunità che fu dimenticata. Alle vittime, agli esuli dobbiamo considerazione e rispetto", conclude Cerutti.

Silvia Iannuzzi