Venaria e Druento dicono addio, rispettivamente, a Gian Carlo Cattarin e Libero Camponi. Entrambi avevano 84 anni.
Cattarin è stato uno storico commerciante della Reale, oltre ad essere Artigliere Alpino durante il periodo militare, svolto a Susa. E' morto all'ospedale di Lanzo, dopo aver battagliato a lungo con l’Alzheimer.
Nato a Torino, da piccolo aveva imparato il mestiere di artigiano pellicciaio, aprendo poi una bottega a Venaria con la moglie Marisa, prima in via Gabriele D’Annunzio e successivamente, negli anni ’70, avevano trasferito l’attività nel nascente Centro Commerciale di via Leonardo da Vinci.
Appassionato di bici e di arrampicata - era anche un socio del Cai - si è sposato nel 1965 ed ha avuto due figli: Lorella e Daniele.
“Quando poteva, si dilettava in bicicletta e, allo stesso tempo, scalava. Mio papà ha vissuto per lavorare, per permettere a mia mamma, a me e mio fratello di poter avere una vita agiata. Sono sincera, non è mai mancato nulla. Era un padre di una volta, che ha sempre pensato al nostro futuro, garantendoci una vita senza particolari problemi. Nei periodi di vacanza, era più coccolone: gli piaceva molto prepararci la colazione al mattino”, lo ricorda con affetto la figlia Lorella.
Libero Camponi, invece, è stato per anni magazziniere e dirigente nel Venaria e poi successivamente nella Rappresentativa Regionale di calcio della Federazione, quando in panchina c’era Ezio D’Herin.
“Ogni volta che entravamo negli spogliatoi, sia in via Don Sapino, sia in via Cavallo e poi nei primi anni al Parco Basso, tutto era sempre impeccabile. Tutte le divise a posto, pronte per essere indossate dai titolari e dalle riserve. Ho perso un amico e confidente. Un uomo che c’era sempre, anche solamente con una parola buona dopo una sconfitta o un abbraccio dopo una bella vittoria. Su di lui potevi contare sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Un uomo di sani principi, che mancherà a tanti”, lo ricorda D’Herin.
Toccante il ricordo anche di Bruno Pace, storico portiere venariese: “Libero era quella persona che nessuno nota in una squadra. Quello che ti bacchettava per una maglia lasciata ‘alla rovescia’, quello che ti tracciava le righe del campo con la stessa passione che tu mettevi per giocare. Quello che come non mancava mai. Quello che come mancava qualcosa andava di corsa a prenderla. Quelle persone perbene che sono sempre più rare”.
Camponi lascia la moglie Rosa Maria, il figlio Alessandro con Manuela, Carla e Paolo; i nipoti Matteo, Gabriele, Luca e Riccardo; il fratello Antonio.