La notizia della morte di un ragazzo di 18 anni che ieri, venerdì 5 dicembre 2025, ha deciso di porre fine alla sua esistenza lanciandosi dal Ponte Nuovo di Alpignano, ha lasciato senza parole non solo la comunità alpignanese ma anche qualsiasi persona che letto quella notizia.
Il sindaco Steven Palmieri, a distanza di ore, ha voluto esprimere un pensiero colmo di dolore. Una riflessione da estendere a tutta la comunità:
«Ci sono notizie che nessuna comunità, nessuna persona, piccolo o grande, nessuna famiglia, nessun Sindaco vorrebbe mai ricevere.
Da questa mattina una notizia improvvisa e tragica ci accompagna e continua a pesarci addosso: la morte di un giovane.
A distanza di ore, il dolore resta lo stesso. Forse è persino più nitido, più duro. Le parole sembrano sempre insufficienti, ma una cosa deve essere chiara: in questo momento la nostra vicinanza alla famiglia di questo ragazzo, ai suoi amici, a chi gli voleva bene, dev’essere totale.
Una vicinanza fatta di silenzio rispettoso, di discrezione, di cura. Una vicinanza che rifiuta la curiosità morbosa, che non rincorre dettagli, che non alimenta chiacchiere, che non trasforma questa tragedia in oggetto di commenti o giudizi.
Ma non basta dire “che tragedia” e andare avanti come se nulla fosse.
Quando un giovane decide di togliersi la vita, tutta la società è chiamata in causa. Come comunità dobbiamo avere il coraggio di guardarci allo specchio e chiederci quanto spazio lasciamo alla fragilità dei nostri ragazzi, quanto sappiamo ascoltarli davvero, quanto prendiamo sul serio i loro silenzi, le loro fatiche, le loro paure.
Non esiste una spiegazione semplice, non esiste una sola causa. Proprio per questo la responsabilità è diffusa: famiglie, scuola, istituzioni, servizi, associazioni, mondi educativi, ognuno di noi.
Servono più ascolto, più tempo dedicato, più reti di sostegno, più attenzione ai segnali deboli. Non potremo cancellare il dolore di oggi, ma abbiamo il dovere di fare tutto il possibile perché tragedie così diventino sempre meno probabili, perché nessuno arrivi a sentirsi talmente solo da pensare che non ci sia alternativa.
Il mio pensiero, oggi, va prima di tutto alla famiglia di questo giovane: a loro vorrei arrivasse un abbraccio forte e composto, sincero, senza invadenza, ma carico di affetto. E poi ai suoi amici, ai compagni, agli insegnanti, a chi in queste ore si sente perso e travolto da questa notizia.
E se qualcuno, leggendo queste righe, sta vivendo un buio simile, una fatica che sembra troppo grande, l’invito che mi sento di fare è uno soltanto: non restate soli. Parlatene con qualcuno di cui vi fidate, cercate un adulto, un amico, un insegnante, un professionista.
Chiedere aiuto non è una debolezza: è un gesto di coraggio, ed è il primo passo per tornare a respirare».

