Il turismo in Piemonte nel 2018 ha superato per la prima volta i 15 milioni di presenze (+1,35%), arrivando a registrare oltre 5 milioni e 200mila arrivi (+1,86%), grazie a un andamento positivo dei mercati esteri (+3,63% di arrivi e +4,48% di presenze rispetto allo scorso anno) e con un’interessante crescita nei mesi di marzo e novembre (+15,5% di arrivi e +21,5% di presenze a marzo e +10,2% di arrivi e +6,2% di presenze a novembre).
Sono questi i dati, relativi allo scorso anno, elaborati dall’Osservatorio turistico regionale e presentati dall’assessora regionale alla Cultura e al Turismo, Antonella Parigi.
“I dati 2018 testimoniano una regione che continua a crescere, e allo stesso tempo evidenziano due elementi importanti - ha dichiarato Parigi - Da una parte questa misurazione standard mostra sempre più la sua insufficienza, a causa dello spostamento del mercato dalle forme tradizionali di ospitalità alle locazioni turistiche, e per questo, oltre ad aver attivato una nuova piattaforma per la rilevazione di arrivi e presenze, stiamo lavorando per rendere operativo il nuovo Codice identificativo regionale, che ci permetterà di avere un quadro completo dell'offerta e dei flussi turistici. Dall'altra parte i risultati ci segnalano un parziale rallentamento dovuto, almeno in parte, al venir meno di quell'effetto paura' che negli anni passati ci aveva fortemente favoriti nel contesto internazionale. I prodotti turistici trainanti, a livello regionale, sono sempre più l'outdoor e, soprattutto, l'enogastronomia, come dimostrano i dati e le aree che registrano una maggiore crescita, mentre cresce in maniera meno incisiva il turismo culturale, cosa che, ad esempio, può giustificare almeno in parte l'aumento più contenuto dei flussi su Torino”.
Per l'assessore regionale, però, non va bene per Venaria: "E' stato registrato un calo dell’11,5% delle Piemonte Card e anche a Venaria le presenze sono in calo. Torino deve lavorare per affermarsi come capitale del Piemonte. E' importante il turismo enogastronomico ma non deve perdere la sua posizione culturale, perché diventerebbe meno attrattiva", ha concluso Parigi.