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Sono giorni di forte preoccupazione per i lavoratori e le lavoratrici della «Magneti Marelli», colosso dell'automotive che a Venaria ha due stabilimenti e un centro di ricerca per un totale di 1600 dipendenti mentre a livello nazionale sono quasi 6mila.

Nelle scorse ore, l'azienda ha presentato istanza di fallimento con la protezione del «Chapter 11» presso il tribunale del Delaware, negli Stati Uniti.

Gravata da un debito di oltre 4 miliardi di euro, la Marelli stava provando la cessione a un gruppo indiano, senza successo.

Da quanto si apprende, la procedura si è resa necessaria per ristrutturare il debito: a oggi, l’80% dei creditori ha già aderito all’accordo.

Preoccupati i dipendenti, con i sindacati che hanno già mosso i «primi passi» per difendere i diritti dei lavoratori:

«Abbiamo appreso con estrema preoccupazione che Marelli ha avviato la procedura di ristrutturazione finanziaria denominata “Chapter 11”, prevista dal diritto statunitense sui fallimenti. Dopo una fase di apparente recupero, l’azienda ricade dunque in una condizione di crisi conclamata.

Abbiamo chiesto e ottenuto dall’azienda, come sindacato, un incontro urgente che si terrà già domani. Riteniamo però molto importante, anzi fondamentale, l’apertura di un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, al quale abbiamo già formalmente chiesto di attivarsi per seguire da vicino la vicenda. Ad oggi, però, non abbiamo ricevuto alcuna risposta. È evidente che non sono più tollerabili ulteriori rinvii.

Marelli resta il principale produttore italiano di componentistica per l’automotive e sta attraversando una fase gravissima, in un contesto di settore già profondamente in crisi. Come sindacato chiediamo a impresa e governo di agire con urgenza e responsabilità per tutelare i quasi 6.000 occupati coinvolti e difendere la presenza industriale del gruppo in Italia.

Mai come ora è necessario l’intervento del Governo nei confronti di Marelli, per evitare l’ennesima catastrofe nel nostro Paese», ribadiscono all'unisono i sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr.