"Mia mamma ci raccontava spesso di papà. Un uomo che ha rifiutato l'alleanza con il nemico nazista. Un uomo che venne braccato sui Pirenei e portato in un campo di sterminio. Solo mia madre credeva in un suo ritorno a casa. Perché per noi era disperso”.
Inizia così il racconto di Damiano Cosimo Palmieri di suo padre Giacomo, questa mattina, mercoledì 27 gennaio 2021, alla scuola Lessona durante il “Giorno della Memoria”.
La sua presenza è legata alla consegna, da parte del sindaco Fabio Giulivi, della medaglia d’onore donata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla figura di Giacomo Palmieri.
Un contadino amante della sua terra che aveva poco più di venti anni quando andò a Padova come militare del Reggimento Fanteria: era il 23 marzo del 1940.
Dal Veneto a Lione, in Francia, terra occupata dall'esercito tedesco fino al giorno dell'armistizio 8 settembre del 1943. "Mio padre, quel giorno, insieme a un gruppo di soldati, si rifiutò di combattere la guerra insieme al nemico nazista. Così decise di allearsi con i partigiani francesi. Un mese dopo venne fatto prigioniero dai tedeschi e portato in un campo di concentramento dove venne obbligato ai lavori forzati e dove i soldati tedeschi non avevano nessun rispetto per i prigionieri. Nel 1944 riuscì a fuggire, grazie a un'incursione aerea degli alleati. Arrivò a Marsiglia e poi a Napoli e ancora a Caserta, città dove venne lasciato libero. Dall’aeroporto Amendola, a Foggia, camminò a piedi fino a Manfredonia, il nostro paese natio”, racconta ancora Palmieri.
"Grazie a mio figlio, carabiniere anche lui, siamo riusciti a ricostruire la sua storia e in quei documenti c'erano anche storie di uomini che entravano nei lager, facevano la doccia e non uscivano più. Ed è proprio per questo motivo che ci rivolgiamo ai più giovani. Per dare testimonianza di militari e deportati morti a causa degli orrori della guerra. Se siamo uomini liberi, se riusciamo ancora a parlare di democrazia, lo dobbiamo a uomini come loro", commenta Damiano Cosimo.
Silvia Iannuzzi