Se Ettore Durbiano, nel lontano 1922, non avesse ricevuto un "no" da quella che era la proprietaria della fabbrica dove lavorava ai tempi, a quest'ora l'azienda Durbiano, specializzata in imballaggi, non festeggerebbe i primi 100 anni di attività.
Un'attività nata dalla piccola bottega di corso Susa a Rivoli e che, dopo un passaggio in corso Francia, da quasi 60 anni è fissa in via Ivrea, sempre a Rivoli.
Era il 1922 quando Ettore Durbiano, assieme ai suoi figli Giovanni, Nestore e Carlo - e grazie all'aiuto dello zio Ermanno - diede vita alla «Segheria Elettrica Durbiano Ettore e Figli», che aveva sede a Rivoli nell'attuale corso Susa, dove una volta era presente il comando dei vigili urbani.
Oggi l'azienda, gestita dall'84enne Ettore Durbiano (nipote del primo Ettore) assieme all'amministratore delegato (e suo nipote) Matteo Mazzoni, continua ad occuparsi di imballaggi. Imballaggi innovativi: casse pieghevoli di ogni dimensione, fatte con il compensato e chiuse attraverso barre di acciaio. Con 50 dipendenti, importanti commesse in tutta Europa e anche in Algeria e il sogno Stati Uniti all’orizzonte.
Proprio Ettore Durbiano, negli anni ’60, durante la crisi dell’acciaio, decise di dare avvio all'export: «Mi feci aiutare nel redigere lettere in tedesco, promuovendo i nostri prodotti. Andando alle fiere all'estero e dimostrando la bontà dei nostri prodotti. Cercando i clienti attraverso il passaparola e le amicizie che avevo all'estero. E abbiamo iniziato un'avventura che oggi è fondamentale per le sorti aziendali».
E mentre alla Durbiano si studia un progetto di e-commerce, magari anche attraverso note aziende del settore, nel frattempo, «abbiamo raddoppiato le linee, visto che le commesse sono aumentate nonostante la pandemia. Anzi, a dirla tutta, la pandemia ci ha aperto nuovi mondi. E la crisi di questi mesi, invece di far crollare gli incassi, ci ha permesso di sottoscrivere nuovi e importanti clienti», spiega Mazzoni.
La crisi energetica ha fatto lievitare le bollette, ma non ha messo in ginocchio l’azienda di via Ivrea: «Vero, quest'anno andremo a pagare 150mila euro tra energia e calore, rispetto ai 60mila dell'anno scorso. Ma siamo anche riusciti a raddoppiare gli incassi, con il fatturato che dal 2019 a oggi è passato da 7.5 milioni di euro agli attuali 15-16 milioni di euro. E andremo ad implementare, ulteriormente, i pannelli fotovoltaici», conclude Mazzoni.