Un ortopedico dell’ospedale di Rivoli è stato condannato a tre mesi, con la condizionale, per lesioni colposi gravissime al termine del processo di primo grado sulla vicenda di Paola Moise (difesa dall’avvocato Arianna Corcelli), la 49enne di Rivalta che nel maggio 2017 è stata costretta a subire l’amputazione di un braccio dopo un intervento per tunnel carpale, avvenuto proprio nell’ospedale rivolese.
L’Asl To3 (difesa dall’avvocato Andrea Castelnuovo), responsabile civile del processo, dovrà risarcire la donna con una provvisionale da 500mila euro: una cifra che potrebbe anche aumentare in sede di processo civile, che dovrà essere celebrato in un secondo momento. Il pm Ciro Santoriello, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto una condanna, rispettivamente, a sei mesi per il medico condannato mentre per un collega, poi assolto, di tre mesi. La provvisionale che era stata chiesta era superiore ai 3 milioni di euro.
<Siamo processualmente soddisfatti e vedremo cosa succederà in futuro, non è esclusa una fase di appello nella quale ottenere una riduzione o un azzeramento del risarcimento. Dal punto di vista umano spiace molto per la signora Moise. Ma dal punto di vista strettamente legale debbo dire che la pretesa risarcitoria era parsa francamente eccessiva: non si può che approvare l’ampissima riduzione operata dal tribunale>, precisa l’avvocato Castelnuovo.
La donna era stata male già nelle ore successive all’operazione. Con il passare dei giorni, il dolore era diventato insopportabile, a tal punto da tornare in ospedale. Dove il dottore aveva precisato come si trattasse di un coagulo di sangue che si sarebbe riassorbito in poco tempo. E la donna aveva dovuto prendere antibiotico e antidolorifici. Ma due mesi dopo, Moise è tornata sotto i ferri, al Cto, per l’amputazione per una “fascite necrotizzante”.